SE I MEDIA COSTRUISCONO MODELLI FEMMINILI E STEREOTIPI DI GENERE

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Spesso quando ci accostiamo alla visione di alcuni prodotti divulgati dai media, in particolare dalla televisione, tendiamo a prendere le immagini che vediamo così come ci vengono proposte senza operare riflessioni di nessun tipo.
Forse è lo spirito con cui ci si approccia alla TV, accesa solitamente per passare qualche ora di svago e di leggerezza, che influisce sul nostro modo di guardare programmi e pubblicità senza analizzare la realtà che ci viene proposta. Tutto questo ha però un rischio: le immagini che vediamo sui nostri schermi, immagini che vengono prodotte e riprodotte in serie anche ad orari in cui gli spettatori più piccoli possono potenzialmente essere alla visione, costruiscono poi modelli e immaginari collettivi di ciò che ci si aspetta anche nella vita reale al di là dello schermo.


Questo rischio ha sicuramente un peso rilevante per quanto riguarda l'immagine della donna nella società attuale. Troppo frequentemente, ancora oggi, le donne vengono infatti rappresentate come belle, di una bellezza non naturale nella maggior parte dei casi, e stupide. O, quanto meno, la preparazione e le competenze non sono visti come requisiti fondamentali per apparire in TV. Troppo spesso infatti le donne rappresentano solo una sorta di contorno, di decorazione ai presentatori uomini. Mi viene da pensare alle veline di Striscia la notizia, che da anni hanno sdoganato l'immagine della bella ragazza non parlante, in quanto si presume non essere pensante o in grado di dare un'opinione sensata, che fa da sfondo ai due protagonisti generalmente uomini e intervallati di tanto in tanto da donne che hanno “potere” in TV, come lo sono Maria De Filippi o Michelle Hunziker, tra le poche che hanno nel tempo ottenuto uno status pari o simile a quello di colleghi uomini. L'idea che si dà della donna è quindi più legata all'apparire che all'essere.
Anche le donne che conducono programmi, e quindi si presume abbiano ottenuto un certo riconoscimento nella gerarchia del business televisivo, tuttavia sono generalmente relegate a programmi di intrattenimento dove non è richiesto alcun tipo di competenza specifica: programmi di cucina, programmi di gossip e chiacchiere in studio, show di puro intrattenimento (di solito molto leggero) in cui si danno consigli alle casalinghe annoiate sui più disparati argomenti che si presume possano essere di interesse per un certo target di pubblico. 
In linea di massima, i modelli che fanno da padroni in questo settore sono quindi ancora rappresentati da corpi di donne deformati dalla chirurgia estetica allo scopo di inseguire canoni di bellezza irraggiungibili, una lotta a perdifiato contro il tempo per cancellare rughe e segni dell'invecchiamento e per continuare a lottare per avere un posto in TV, dovendo fare i conti con le giovani leve che combattono ardentemente per ricavare a loro volta degli spazi nel luccicante mondo dello show business.
Anche le pubblicità non sono da meno: ricordo che poco più di un anno fa è stato mandato in onda un remake di una celebre pubblicità degli anni '80 e '90 di un noto marchio di vernici, dove veniva riproposto uno stereotipo caro al canone e all'estetica italiana di quegli anni (e forse anche di oggi, mi viene da pensare):





Il primo spot è quello originale, il secondo è il remake. In entrambi i casi il marito (presunto acquirente del prodotto pubblicizzato) guarda fuori dalla finestra e pone delle domande alla moglie. In tutte e due gli spot la protagonista è poi Giovanna, una ragazza in abiti succinti intenta a verniciare mentre lancia sguardi provocanti all'uomo. E' chiaro che si vuole vendere questo tipo di prodotto agli uomini facendo leva su un immaginario erotico incarnato dalla ragazza ammiccante.
La cosa bizzarra è che spesso anche prodotti destinati ad un pubblico femminile vengono pubblicizzati secondo un canone maschile, che cosa significa? Forse le donne si sono abituate a vedersi non più con i propri occhi ma con quelli degli uomini? Si vedono e si immaginano come ipoteticamente le potrebbero guardare loro?
Altri esempi di manifesti pubblicitari che, a mio avviso, discriminano la figura della donna sono questi:






E l'elenco potrebbe essere molto più lungo. Basta googlare "pubblcità sessiste".


Forse se vogliamo avere più diritti e più rispetto come donne nella nostra società, non si dovrebbe sottovalutare tutto questo. I media hanno sempre avuto e continuano ad avere una potente influenza sul pensiero comune, quindi legittimando questi stereotipi e sottovalutandone la portata rischiamo di dare vita anche a una legittimazione e ad una perpetuazione di disuguaglianze e differenze di genere che ci impediscono di avere garantito il rispetto e il riconoscimento che ci meritiamo in tutti i settori.


P.S. Sempre riguardo a questa tematica vi consiglio di vedere questo breve ma interessante documentario di Lorella Zanardo e Marco Malfi Chindemi di cui sono venuta a conoscenza durante una lezione di antropologia lo scorso anno.

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