NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI. STORIA VERA DI ENAIATOLLAH AKBARI

23:30

Questa storia inizia con una madre che poco prima che suo figlio si addormenti gli tiene la testa stretta sul petto più a lungo del solito, gli fa promettere di non fare mai tre cose nella vita (non rubare, non drogarsi e non usare armi) e poi lo abbandona.
Tutti nella nostra vita abbiamo avuto dei momenti, piccoli o grandi che siano, di svolta. Momenti che solo a posteriori abbiamo potuto riconoscere come tali. E così, anche il piccolo Enaiat di certo non poteva sapere che la sua vita stava cambiando per sempre.

Nel mare ci sono i coccodrilli, Fabio Geda (2010)


Nel mare ci sono i coccodrilli è un libro che racconta la vera storia di Enaiatollah Akbari dalla nascita fino al suo arrivo in Italia dopo la fuga dall'Afghanistan, passando per il Pakistan, l'Iran, la Turchia e la Grecia. Il libro è stato scritto da Fabio Geda, scrittore torinese che l'ha intervistato e si è occupato di trascrivere le sue memorie e le sue speranze.
La storia di Enaiatollah ha inizio in Afghanistan, quando ancora bambino scopre quanto la vita possa essere crudele e ingiusta. Infatti suo padre viene ucciso dopo che il suo camion viene assaltato da dei banditi. Nell'agguato viene perso anche il carico del camion, appartenente ai talebani, che da quel momento iniziano a perseguitare la famiglia di Enaiatollah.
Insomma, l'esistenza della sua famiglia, facente parte tra l'altro di una minoranza etnica mal vista dalla maggioranza, è molto dura e la vita non tarda a farlo capire al piccolo Enaiatollah.
Per questo motivo, sua madre decide di scappare verso il Pakistan dove lo abbandonerà con la speranza che possa trovare una vita migliore, anche se questo significa dover accettare il fatto che Enaiat crescerà e vivrà lontano da lei.
Da questo momento ha inizio un percorso pieno di difficoltà, soggiorni in diverse località, duro lavoro e la necessità di crescere in fretta e fare i conti con il mondo e i suoi ostacoli. Un viaggio lunghissimo intervallato da diverse tappe e imprevisti, ma sempre pervaso dalla speranza di raggiungere un posto nel mondo in cui una vita migliore sia possibile. Un viaggio attraverso il quale Enaiat  scopre che nel mare non ci sono davvero i coccodrilli.
Il bello del libro è che Fabio Geda ha saputo raccontare questa storia senza aver bisogno di retorica, parole altisonanti e periodi complessi. Tutto è narrato con una chiarezza e una semplicità quasi disarmanti e che riescono allo stesso tempo a rendere la storia così vivida e cristallina da risultare struggente ed emozionante fino alle lacrime.

Alla luce dei recenti avvenimenti che vedono protagonisti le migliaia di uomini, donne e bambini che scappano dai loro Paesi d'origine per cercare un futuro migliore in Europa, questo libro, pubblicato nel 2010, dovrebbe essere letto da tutti. Pensare che la storia di Enaiat potrebbe essere molto simile alla storia di una qualsiasi di quelle persone che ogni giorno affrontano viaggi estenuanti verso la speranza di una nuova vita lontana da guerre e povertà, fa riflettere e vedere il fenomeno della migrazione con occhi diversi. Capire i sentimenti di smarrimento e frustrazione che accompagnano queste persone durante il loro viaggio e allo stesso tempo la forza d'animo e il coraggio di non arrendersi di fronte alle difficoltà è davvero toccante. E a chi si chiede perché decidano di migrare affrontando l'incertezza sia del viaggio pericoloso sia di trovare davvero un futuro migliore rispondo con le parole dello stesso Enaiat:

"Come si fa a cambiare vita così, Enaiat? Una mattina. Un saluto.
Lo si fa e basta, Fabio.
Una volta ho letto che la scelta di emigrare nasce dal bisogno di respirare.

È così. E la speranza di una vita migliore è più forte di qualunque sentimento. Mia madre, ad esempio, ha deciso che sapermi in pericolo lontano da lei, ma in viaggio verso un futuro differente, era meglio che sapermi in pericolo vicino a lei, ma nel fango della paura di sempre."


Enaiat conclude il suo racconto all'età di circa 21 anni (in realtà non si sa la sua età precisa perché l'anagrafe non esiste nemmeno nel luogo da cui proviene), con una silenziosa telefonata alla madre pervasa da troppe emozioni forti.
La sua storia però è la storia di uno dei pochi che ce l'hanno fatta e ci può far sperare che tanti altri giovani riescano a seguire le orme di Enaiat e trovino ad accoglierli persone che siano pronte ad offrire aiuto invece che chiudere porte e frontiere. Enaiat infatti, dopo aver ottenuto il permesso di soggiorno come rifugiato politico, ha trovato una famiglia torinese pronta ad amarlo e ad assicurargli la serenità che aveva sempre rincorso.
Questo è il miglior auspicio che si possa avere nei confronti dei migranti che dopo un durissimo viaggio arrivano nelle nostre terre: che trovino sempre qualcuno pronto ad ascoltare la loro storia e a tendere una mano per aiutarli ad ottenere un futuro o almeno un presente migliore di quello che si sono lasciati alle spalle.

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