DICEMBRE: PANETTONI E CROCIFISSI

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Ci siamo ufficialmente lasciati novembre alle spalle e dicembre ormai è entrato con prepotenza tra le pagine delle nostre agende a ricordarci che, con buona pace di Jon Snow, l'inverno sta davvero arrivando.
E così dicembre vuol dire anche vacanze natalizie, regali da fare, momenti di pausa dagli impegni e riunioni familiari.
L'aria del Natale dovrebbe portare con sé nobili sentimenti quali l'altruismo e la bontà, l'aiuto reciproco e in fondo, come ci ricorda un noto spot pubblicitario "A Natale siamo tutti più buoni", o almeno così vogliono farci credere.
Tuttavia l'aria del Natale porta quasi irrimediabilmente con sé anche ondate di risentimento e malcontento da parte di coloro i quali si ricordano all'improvviso che presepi e crocifissi rappresentano "la nostra cultura e le nostre tradizioni" e che quindi colgono l'occasione per dare il via a sterili ed inutili polemiche che in fin dei conti hanno il solo risultato di fornire facili argomenti da campagna elettorale a partiti che si nutrono di questi dibattiti in difesa di una purezza delle tradizioni (che probabilmente esiste solo nella loro testa) per ottenere consensi. E così togliere un crocifisso dall'aula nel rispetto della laicità del nostro Stato diventa subito il simbolo di una resa nei confronti dell'altro. Che poi di che "altro" si tratti non è ben chiaro. E così tra le vignette che circolano sui social network il crocifisso staccato da una parete diventa emblema, in una lettura a mio avviso sopra le righe, di qualcosa che viene rimosso dalle pareti perché fa più paura dell'ISIS (giuro!). Cosa c'entrino le due cose tra loro ancora non è ben chiaro, ma tant'è. 
All'improvviso quindi tutti si riscoprono martiri pronti ad una strenua difesa di questi simboli. In fondo mi piacerebbe andare a vedere quanti di questi signori in casa loro possiedano crocifissi appesi in ogni stanza, quanti di loro facciano il presepe, quanti di loro vadano a messa tutte le domeniche e quanti di loro professino in modo pieno e consapevole quella religione di cui all'improvviso si sentono protettori e portavoce.
Io, forse peccando di presunzione, ingenuità o ignoranza, penso siano pochi, perché altrimenti tutto questo odio e questa intolleranza gratuita che trapela dai discorsi più disparati non si spiega. E fatevene una ragione, lo Stato italiano non è una teocrazia, non siamo l'Iran. Qua vige la democrazia e il nostro unico "testo sacro" di riferimento è e deve essere la Costituzione italiana, nata dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale per creare le fondamenta del Paese che oggi, nel bene e nel male, consideriamo il nostro. Per questo motivo la scuola pubblica, un'istituzione statale del nostro Paese che si professa laico, non necessita di esporre crocifissi né altri simboli religiosi al suo interno. La laicità è un grandissimo valore, grazie al quale possiamo dire di vivere in uno Stato in cui la multireligiosità è tutelata e garantita. Ci sono luoghi e occasioni per esprimere il proprio credo religioso (o politico), la scuola secondo me non è uno di questi. I crocifissi e i presepi andranno esposti in luoghi di culto o strutture nelle quali si professano o si insegnano i fondamenti di una religione, come lo possono essere gli oratori e le chiese, così come i simboli islamici andranno esposti in moschee e quelli ebraici nelle sinagoghe. Esponeteli a casa vostra se vi fa piacere e nessuno dirà niente. Ma non potete pensare di imporre che in un luogo pubblico, dove l'unico fine da perseguire è quello dell'apprendimento di nuove conoscenze per formare cittadini onesti e consapevoli per il futuro, siano esposti simboli religiosi. A dirla tutta, io, italiana con una formazione di matrice cristiana cattolica, ma oggi atea, trovo sia un sopruso non solo nei confronti di chi professa un'altra fede ma anche nei confronti di chi come me non è credente.
Poi alla fine, si sa, queste polemiche dureranno come sempre un arco di tempo che culmina con la fine delle festività natalizie, e si alzerà come ogni anno un polverone mediatico per niente, spazzato via in un batter d'occhio dall'aria primaverile.
In fin dei conti, ricordiamolo, nessuno è qui per cancellare la fede cristiana e le tradizioni di questa religione, quello che si chiede è, fate bene attenzione, non di togliere il crocifisso o evitare di fare presepi o canti cattolici perché diano fastidio a qualcuno, ma di non imporre l'esposizione di alcun simbolo proprio in virtù della laicità sancita dalla nostra Costituzione.
Ciliegina sulla torta: in questi giorni il leader della Lega Nord Matteo Salvini, che come sempre si fa riconoscere per le sue plateali iniziative, ha colto la palla al balzo facendo visita a una scuola di Rozzano, nel milanese, per consegnare presepi ai bambini ai quali, secondo lui e secondo alcuni genitori, era stato saccheggiato il diritto di festeggiare il Natale a causa delle scelte del preside dell'istituto. Ora, Salvini e i suoi sostenitori abbiano pazienza, ma mi sembra più che evidente che nessuno abbia saccheggiato niente a questi bambini, se non forse la tranquillità di poter fare lezione senza irruzioni di telecamere e fotografi nelle loro classi.

Matteo Salvini a Rozzano



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