IN DIFESA DELLE FOTO SU INSTAGRAM

21:48

Scrivo questo post per condividere con voi la mia gioia nell’aver appreso da questo articolo apparso sulla versione web di Internazionale (mia rivista preferita di sempre) che, secondo uno studio di qualche super università americana, scattare foto e pubblicarle sui social non solo non sarebbe negativo come ci hanno finora fatto credere, ma anzi migliorerebbe l’umore e ci renderebbe più felici. Bello vero?

Infatti se negli anni passati mi è capitato di leggere per lo più di studi che dimostravano quanto gli smartphone avessero distrutto il nostro modo di guardare davvero le cose, la nostra memoria e i nostri ricordi, adesso sembra che ci sia una nuova ondata di pensiero secondo la quale questa situazione non è poi così apocalittica.

Come chi mi conosce ben saprà, a me Instagram piace e mi piace fotografare le cose per poi pubblicarle. In realtà il pallino per la fotografia in generale è una cosa che mi porto dietro da parecchi anni, da molto prima dell’avvento di Instagram. Con la sua nascita diciamo che, a mio avviso, è diventato solamente più semplice condividere gli scatti con gli altri ed è stato sdrammatizzato anche il gesto di fotografare: se prima erano necessarie macchine fotografiche spesso costose e magari qualche corso di fotografia per imparare ad usarle e non fare la figura della stupida che si compra la reflex e poi scatta in automatico, adesso chiunque con il proprio smartphone può catturare un istante e condividerlo senza tante paranoie. 

Ok, lo so, le foto su Instagram sono per la maggior parte ciò che c’è di più distante dalle fotografie professionali e qualsiasi fotografo probabilmente darebbe fuoco alle mie parole se solo fossero scritte su carta invece di galleggiare nell’etere del web 2.0. Però chissenefrega, che se ne facciano una ragione i maestri di fotografia, a noi Instagram piace e senza spocchia e senza pretese rivendico il diritto di poterlo usare senza sentirmi giudicata da nessuno.

Ma tornando a noi, dicevo, c’è questo studio che ha rivelato che mentre noi scattiamo foto per poi postarle sui social guardiamo il mondo in una maniera diversa perché cerchiamo qualcosa che valga la pena conservare nel tempo. Registrare sullo schermo dello smartphone un momento della nostra vita scattando una foto sembra che aumenti la gioia di chi sta vivendo quel momento e soprattutto, tiro un sospiro di sollievo, non ci sono elementi che facciano presupporre che il gesto di immortalare un momento impedisca alle persone di viverlo a pieno, anzi sembra addirittura che valorizzi l’esperienza stessa.
In particolare lo studio sostiene che non è l’atto in sé di scattare la foto a renderci più felici, quanto la scelta mentale da cui deriva poi lo scatto finale. Questi risultati hanno avuto riscontro per diverse tipologie di attività: sono stati svolti test su turisti a bordo di un autobus panoramico, tra gli avventori di musei e mostre e persino nella situazione più bersagliata dalle critiche comuni, ovvero le foto al cibo durante i pasti. I partecipanti allo studio a cui è stato chiesto di fotografare il cibo mentre mangiavano sono risultati addirittura più concentrati sull’attività di cenare di chi non lo faceva, mentre i turisti che scattavano foto dei luoghi visitati si divertivano di più di chi si limitava ad osservare il paesaggio e i visitatori del museo si godevano maggiormente l’esperienza se potevano concedersi qualche scatto. 

Probabilmente tra qualche mese usciranno almeno una decina di contro studi che dimostreranno nuovamente quanto i social network e le foto di Instagram ci stiano bruciando tutti i neuroni. Fino a quel momento però lasciatemi godere di questa notizia immaginando il momento in cui qualcuno mi troverà da dire se mi fermo a fare una foto o commenterà sarcastico se mi vede immortalare un piatto. Pregusto già l’istante in cui verrà schiaffeggiato con i risultati di questo studio. Com’è dolce la vendetta. Che goduria la rivincita.


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